Appello alla solidarietà e la guerra attraverso gli occhi di una nonna

Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno.”

Mai come in queste ore, durante le quali si stanno macchiando di inchiostro indelebile tristi pagine di storia, questa famosa citazione di Madre Teresa di Calcutta sta spopolando ovunque. È, tuttavia, fortemente necessario che non resti una frase sterile ma che, invece, si concretizzi in qualcosa di grandioso. L’Ucraina sta affrontando un’emergenza che ha colpito milioni di famiglie e hanno tutte bisogno di aiuto e protezione; dobbiamo agire tutti e subito perché è una corsa contro il tempo.

Per questo motivo la Pubblica Assistenza di Caposele e la Caritas Parrocchiale hanno avviato una raccolta di beni; occorre: 

  • abbigliamento donna/uomo/bambino (nuovo o usato)
  • prodotti per l’igiene personale
  • giocattoli
  • medicinali

Il materiale si potrà consegnare presso la sede della Pubblica Assistenza che lo porterà alla Sala Operativa Provinciale per lo smistamento o presso qualsiasi altro ente che in questi giorni abbia avviato la raccolta. C’è bisogno dell’aiuto di tutti, quell’aiuto che non tardò ad arrivare neanche alla nostra comunità in tempi tristi e non tanto lontani. Questo me l’ha ricordato mia nonna, durante una chiacchierata davanti al fuoco del camino.

Mi sono ritrovata con lei mentre passavano in TV le terribili immagini della guerra in Ucraina. Come un po’ tutte le persone anziane ha iniziato a ricordare e a raccontare di quando era solo una bambina quando salutò suo padre che partiva per il fronte. Non sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto. Erano gli anni della Seconda guerra mondiale. Mi ha raccontato dei rifugi condivisi con altre persone nelle campagne di Caposele e di come tutti fossero diventati un’unica grande famiglia; ha ricordato di quella volta che stava dando da mangiare agli animali e si salvò miracolosamente da un attacco aereo dei tedeschi. E poi, finalmente, con la voce emozionata, mi ha raccontato di quando sbarcarono gli americani a Salerno: erano arrivati gli Alleati. Da quel momento in poi poterono riprendersi la loro quotidianità.

Poi mi ha raccontato di come ha vissuto il sisma di quel triste novembre del 1980, di come vide intere abitazioni rase al suolo e di come la neve ricoprì tutto dopo pochi giorni. Era forte la sensazione di aver perso il lavoro di una vita in quei soli e lunghi 90 secondi. Ma anche in quella occasione ci furono gli aiuti: pasti caldi, vestiti, coperte e le prime casette prefabbricate. Così, tante persone, pietra dopo pietra, ricostruirono la loro vita.

Nel 2020 mia nonna ha visto un’altra “guerra”, stavolta con un nemico invisibile: il Coronavirus.  La pandemia, la paura del contagio, i giorni in cui si chiedeva di rimanere chiusi in casa, le mascherine, la consapevolezza di non sapere a cosa si stesse andando in contro. Finalmente una speranza: i vaccini. Un piccolo passo verso la normalità.

Oggi, invece, mentre la pandemia è ancora un capitolo aperto, se ne affianca un altro ancora più triste. A qualche chilometro da noi sta accadendo ciò che non avremmo mai voluto e dovuto più vedere. Ci hanno fatto credere che certi eventi li avremmo visti solo sui libri di storia; invece, sono sotto i nostri occhi proprio in queste ore. Ci sono i social media che quotidianamente ci tengono al corrente di quanto sta succedendo: persone che hanno perso tutto, donne e bambini che scappano e che salutano mariti e padri rimasti a difendere la patria. Ci sono le sirene antiaeree, le metropolitane diventate rifugi, il coprifuoco e i bombardamenti. Vorrei già scrivere un finale per queste ore drammatiche e dire a mia nonna che anche questa brutta storia è finita, scrivere anche qui un “e poi, finalmente…” ma purtroppo ancora non si può.

Una cosa però mia nonna me l’ha fatta notare: in qualsiasi situazione non sono rimasti soli, sono stati aiutati. Per questo motivo, come comunità e ricordando come altri hanno fatto per noi in tempi passati, bisogna tendere una mano a questa gente. C’è un urgente bisogno dell’aiuto di tutti.

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