Da WhatsApp a Telegram e Signal. Quando la scelta dell’app di messaggistica è questione di privacy

Negli ultimi giorni, con un avviso all’apertura dell’app, a gran parte degli utenti di WhatsApp è stato comunicato l’aggiornamento dei termini e l’informativa sulla privacy.

Di che si tratta? E perché preoccupa tanto?

Le novità introdotte con l’aggiornamento dei termini di utilizzo riguardano il trattamento dei dati degli utenti e come le aziende possono utilizzare i servizi disponibili su Facebook per conservare e gestire le chat WhatsApp. Sul primo punto c’è ancora il massimo riserbo da parte della società di Menlo Park, mentre sul secondo maggiori dettagli sono già stati resi disponibili nelle Faq dell’app, in cui si legge che «alcune attività potranno scegliere la società madre, Facebook, per archiviare i messaggi e rispondere ai clienti in modo sicuro. Facebook non userà automaticamente i tuoi messaggi per influenzare le inserzioni che vedi, ma le attività potranno utilizzare le chat ricevute a scopi di marketing, che potrebbero includere la pubblicità su Facebook». Questo vuol dire che Facebook utilizzerà i dati provenienti dai contatti WhatsApp delle aziende con i propri clienti per personalizzare la pubblicità che mostrerà sul social. La possibilità di condividere questi dati prima era facoltativa, ora sarà obbligatoria.

Questo vale fuori dall’Unione Europa, mentre chi vive nel vecchio continente non ha (ancora) motivo per preoccuparsi.

Nei Paesi dell’UE, infatti, la GDPR (General Data Protection Regulation), la normativa in tema di protezione dei dati, è molto rigida ed efficace nella tutela dei cittadini dell’UE. Attenzione però, questo non vuol dire che WhatsApp non possa condividere i dati degli utenti su Facebook (già lo fa), ma soltanto che non può farlo con finalità commerciali.

La tempesta, però, oramai si è scatenata e molti utenti spaventati hanno deciso di migrare su nuove piattaforme.

Tra quelle più gettonate, la medaglia d’oro la contendono Telegram e Signal, che nella seconda settimana del mese di gennaio hanno registrato rispettivamente 16 milioni e 18 milioni di download. Le due app, pur utilizzando lo stesso sistema di crittografia end-to-end di WhatsApp, sono, a detta degli esperti più sicure perché conservano meno dati, ma probabilmente anche per il minor numero di utenti. In ogni caso, nonostante il successo di queste app, difficile pensare che WhatsApp venga abbandonato da un numero rilevante di iscritti.

L’app di messaggistica di proprietà di Facebook ha preferito comunque correre ai ripari posticipando l’entrata in vigore dei nuovi termini di utilizzo dall’8 febbraio al 15 maggio.

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