Divario Nord-Sud

Ho scritto più volte che i fondi stanziati dallo Stato per le regioni del Nord sono maggiori di quelli stanziati per il Sud. Ciò nell’assoluta indifferenza di politici ed economisti: solo la stampa sottolinea tali discrepanze. Le formule perverse sono state costruite da tecnici e approvate da politici, anche meridionali, e hanno disegnato un paese in cui i diritti riconosciuti e le relative risorse sono misurati in base ai servizi storici in modo da perpetuare le disuguaglianze, senza alcun rispetto per i principi di equità.
L’ultimo scippo del Nord al Sud riguarda i fondi per i rifiuti: è cambiato il sistema di calcolo per le risorse dell’ambiente per cui 70 milioni sono stati dirottati dal Sud al Nord.

Ma c’è stato un altro problema che affligge la nostra comunità: le regioni del Sud non riescono nemmeno a spendere tutti i fondi strutturali dall’Unione Europea. Nel 2019, quando il Recovery Fund non era ancora all’orizzonte, le regioni meridionali avevano speso solo una parte delle ingenti risorse riguardanti l’energia, l’ambiente, la tutela del territorio, l’inclusione sociale, la lotta della povertà e alla discriminazione raziale. Più rapido è risultato l’avanzamento degli obiettivi di promozione di trasporto in larga parte finanziati con la coesione e degli investimenti nell’istruzione, nella formazione professionale e l’apprendimento permanente, in particolare nella scuola. Per quanto riguarda la legalità siamo gli ultimi in Europa.

Ma torniamo alle politiche di rilancio del Mezzogiorno: a danneggiare il Sud questa volta è l’adozione di nuovi criteri per la revisione del calcolo dei fabbisogni standard per lo smaltimento dei rifiuti da parte dei comuni. La finalità è quella di aiutare gli enti locali delle regioni a statuto ordinario a predisporre meglio i piani finanziari per questo servizio. La Commissione per il federalismo fiscale ha recepito le conclusioni della commissione tecnica sui fabbisogni standard delle amministrazioni locali che vanno dai trasporti ai rifiuti. Attraverso l’esame di tabelle e parametri ha stabilito una nuova metodologia di calcolo del costo dei servizi per i comuni in base al raggiungimento di un certo livello di raccolta differenziata o alla distanza dall’impianto di smaltimento.

Per migliorare l’attività gestionale e finanziaria è giusto prendere in considerazione più dati, in particolare il principio che chi inquina paga ma non si può incidere sul fondo nazionale di solidarietà dei comuni istituito per garantire la famosa perequazione a vantaggio delle regioni più deboli del paese come quelle meridionali.
In questo modo ci sarà un flusso di risorse dal Sud verso il Nord e prevalentemente verso le grandi aree settentrionali. Principi ampiamente condivisibili non si possono realizzare a danno dei più deboli senza pensare a una forma di ristoro ai comuni del Sud e ai loro cittadini per compensarli dell’aggravio del costo del servizio. In un periodo difficile come quello attuale, con la crisi finanziaria che attanaglia molti comuni, ogni costo in più pesa doppiamente.

Stiano attenti i politici del Sud di tutti i partiti perché, quando c’è da togliere al meridione si fa presto e subito, quando c’è da definire i fabbisogni standard sul fronte del trasporto, degli asili, dell’università o della salute si rallenta o si ritarda.
Quello che dispiace è che, per ottenere gli stessi diritti dei cittadini residenti al Nord, quelli del Sud devono lottare con le unghie e con i denti: è l’esempio degli aiuti destinati a disabili e anziani: alcuni comuni meridionali, circa 70, hanno dovuto ricorrere al TAR del Lazio per aver riconosciuto i loro diritti.

Giovanni Vuotto

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