La didattica a distanza come strumento dell’emergenza: intervista doppia ad alunni e docenti

Didattica a distanza

Uno dei temi più caldi e discussi delle ultime ore è l’ordinanza del Presidente della Regione Campania riguardo la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio regionale. A tal proposito abbiamo accolto le testimonianze di una docente e di uno studente sul ritorno alla didattica a distanza.

Il primo febbraio è stato un secondo “primo giorno di scuola”. Ragazzi e docenti non aspettavano altro: lei come lo ha vissuto?

“Con gioia e felicità: è stato bello “rivedere”, dopo tanti mesi, i miei alunni ed i miei colleghi, nonché rientrare in classe e ritornare alla normalità, riprendendo le abituali attività didattiche e recuperando quella fondamentale relazione in presenza tra insegnante e alunni, il cui venir meno è pesato sicuramente a tutti, docenti, alunni e famiglie.” (Eletto Maria Assunta)

“Il primo giorno di scuola è sempre emozionante ogni anno che passa, ma mai avrei pensato di riviverlo ben due volte nell’arco di un anno scolastico. Per quanto sia il mio ultimo primo giorno di scuola, le emozioni sono paragonabili a quelle provate la prima volta che ho messo piede in questo istituto. Rivedere i miei compagni, i miei prof e tutte le persone che mi hanno accompagnato in questi cinque anni è stato davvero rasserenante. Il rientro è stato bello e soprattutto utile come una boccata d’aria, perché la situazione è stressante e passare intere giornate davanti ad uno schermo non è certamente unico come stare in classe ridendo e scherzando con i propri amici.” (Izzo Riccardo)

 
Le differenze tra didattica a distanza e didattica in presenza sono molte, sia a livello sociale che a livello di apprendimento. Cosa le è mancato di più durante il periodo della DAD?


“Mi è mancato tantissimo lo stare in classe con i miei alunni ed il poter parlare con loro in maniera diretta, senza il “filtro” dell’arido schermo di un PC. Io penso che la didattica a distanza, in un momento così drammatico come quello che stiamo vivendo, sia stata utile e necessaria: innanzitutto per mantenere vivo il legame con gli studenti e, poi, per non perdere preziosi giorni di scuola. Tuttavia, la vera scuola è quella in presenza, e nulla, secondo me, potrà mai sostituirla, anche se quella di oggi è una scuola senza contatto fisico, senza abbracci e strette di mano, priva di quei gesti di accoglienza, di empatia, capaci di rendere migliori le nostre giornate. Questi gesti sicuramente mancano a tutti.” (Eletto Maria Assunta)


“Dopo quasi un anno di DAD rimpiango, soprattutto, il troppo tempo trascorso lontano dai miei amici e compagni di viaggio, perché la scuola per me è un viaggio verso la vita. Avrei voluto un quinto anno di liceo diverso, fatto di esperienze ed emozioni e, in particolare, fatto di gioia. La DAD ci ha aiutato moltissimo e ha salvato la scuola e la cultura, ma a livello sociale ci sono state grandi perdite e purtroppo questo ha influito molto sul percorso scolastico. A volte impiego il doppio della fatica per studiare nozioni che prima magari imparavo molto più rapidamente. La mente è distratta e cerca uno svago, un punto di uscita che non sempre si può trovare nei libri.” (Izzo Riccardo)

 

Proprio in questi giorni il Presidente della regione Campania ha emanato un’ordinanza nella quale la didattica in presenza viene sospesa fino al 14 marzo: cosa ne pensa a riguardo?

 
“La notizia della chiusura delle scuole mi ha recato profonda tristezza ma penso che sia stata una scelta necessaria, visto il notevole aumento dei contagi tra i più giovani, anche nelle nostre piccole realtà locali.  Però vorrei anche aggiungere che servirà a ben poco chiudere le scuole se non ci sarà un controllo al di fuori di esse, sia da parte degli organi preposti, sia da parte di tutti noi che dobbiamo assumere atteggiamenti responsabili e consoni, nel rispetto di noi stessi e, soprattutto, di chi ci sta vicino.” (Eletto Maria Assunta)

 
“Dopo una doccia fredda come questa ho cercato un modo per scappare da questa realtà indescrivibile. Ho indossato le mie amate cuffiette e ho messo la musica al massimo cercando letteralmente di calmare la mia mente che sta per esplodere. Dopo un piccolo assaggio di momentanea “libertà” è dura doversi nuovamente confrontare con la realtà dei fatti. Provo rabbia, perché vivo in uno dei Paesi più belli del mondo, capitale della cultura che in questa pandemia non sta trovando posto. Mi sento abbandonato, io come tanti altri cittadini che non sanno cosa potranno fare il giorno seguente. Provo rabbia perché la scuola, che doveva essere salvaguardata, è stata usata subito come capro espiatorio per giustificare la diffusione del virus. Non neghiamo l’evidenza, la scuola non è il posto più sicuro. Ma cosa è stato fatto per la scuola? Me lo chiedo ogni volta, e ogni volta puntualmente mi ritrovo in DAD da un giorno all’altro.” (Izzo Riccardo)

 
Il 22 febbraio il Ministero della Pubblica Istruzione ha fornito le informazioni sull’esame di Stato. Secondo lei, la soluzione del maxi-orale è la più idonea, visto anche il periodo che stiamo vivendo?

“Potrebbe essere la soluzione più idonea in questo frangente, ma l’esame di Stato, secondo me, è un’altra cosa e non dovrebbe ridursi ad un semplice colloquio orale perché, così facendo, perde la sua peculiarità e la sua unicità. Io penso, infatti, che siano le prove scritte, con il loro carico di sensazioni e di emozioni contrastanti, ma indelebili nella memoria, a rendere l’esame di Stato unico e a conferirgli la sua marcata connotazione di rito di passaggio, un rito che ogni alunno non scorderà mai più nella sua vita: a distanza di ben ventisette anni, io ricordo ancora la mia “notte prima degli esami” alla vigilia della prima prova scritta, quella d’Italiano.”  (Maria Assunta Eletto)

 
“Essendo un maturando sono d’accordo con la decisione presa dal Ministero dell’Istruzione. Dopo un anno così difficile, con più DAD che presenza, è giusto semplificare l’esame. Non sono pienamente d’accordo con l’abolizione delle prove scritte, però. Può sembrare strana questa risposta, perché la cosa va a vantaggio di tutti i maturandi. O forse no? Credo che almeno una prova scritta andava inserita nella modalità dell’esame di stato in modo da agevolare coloro che hanno più problemi durante l’esposizione orale, così da poter recuperare ciò che l’emozione gli toglie. Tutto sommato mi sembra comunque una giusta scelta quella del Ministero che, per la prima volta da inizio pandemia, ha considerato gli studenti prima come persone, fragili e appesantite dalla DAD, che come “imbuti da riempire”.” (Izzo Riccardo)

 

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